Amedeo Modigliani e Jeanne Hébuterne, un amore inestimabile.

E’ il 25 gennaio del 1920, siamo a Parigi, Jeanne Hébuterne è morta gettandosi dalla finestra del suo appartamento al quinto piano. Il motivo che l’ha spinta a commettere questo gesto così estremo è uno: la morte, avvenuta appena un giorno prima, del pittore italiano Amedeo Modigliani, suo amatissimo compagno.

Jeanne, anche lei pittrice, nata a Meaux il 6 Aprile del 1898, cresce in una famiglia cattolica e presto viene introdotta, grazie all’intervento del fratello, all’interno della comunità artistica di Montparnasse. Nella primavera del 1917, periodo in cui sta frequentando l’Académie Colarossi, avviene l’incontro con Amedeo. Da questo momento i due diventeranno inseparabili: vanno a vivere insieme e lei, con i suoi lineamenti perfetti e i suoi bellissimi e lunghi capelli castano chiaro, diviene anche il principale soggetto artistico di Modigliani.

Jeanne Hébuterne
Jeanne Hébuterne

Jeanne è una giovane donna sensibile e dolce, taciturna e di grande bellezza. E’ proprio tra il 1918 e il 1919 che Modigliani eseguirà una serie di dipinti che la ritraggono: ritratti del volto, a mezzo busto, in posa frontale o di profilo. In questo periodo Modigliani svilupperà la sua particolare tecnica compositiva: un delicato equilibrismo fra le linee sinuose ed allungate e quelle rette che,di volta in volta, conferiscono eleganza o incisività alle sue opere pittoriche.

 

 

Modigliani ci propone un’ immagine di Jeanne distante dalla realtà, la donna ci appare quasi come se fosse una figura senza tempo e senza luogo, caratterizzata da uno sguardo malinconico e vuoto, da un viso estremamente allungato sino alla perdita di ogni dettaglio fisionomico, in un processo di spersonalizzazione e stilizzazione che Modigliani attua con i soggetti dei suoi dipinti: il reale perde la sua soggettività per divenire un’icona di bellezza oggettiva e assoluta.

Amedeo Modigliani, "Ritratto di Jeanne Hébuterne",1918, collezione privata, Parigi.
Amedeo Modigliani, “Ritratto di Jeanne Hébuterne”,1918, collezione privata, Parigi.

Nell’estate del 1918, a causa dei gravi problemi di salute che affliggono Modigliani, i due si trasferiranno a Nizza, dove il 29 novembre dello stesso anno nascerà la loro figlia Jeanne.

Nonostante l’aggravarsi delle condizioni fisiche dell’artista, il loro soggiorno in Costa Azzurra sarà breve e i due faranno ritorno a Parigi, andando ad abitare a Montparnasse, in un atelier in Rue de la Grande-Chaumière, dato loro da Leopold Zborowski, poeta polacco grande amico del pittore.

Una mattina di gennaio del 1920 l’inquilino del piano sottostante trova Modigliani delirante nel letto, circondato da numerose scatolette di sardine aperte e bottiglie vuote, mentre con le ultime forze si aggrappava a Jeanne che era al nono mese della sua seconda gravidanza.

 

 

Ricoverato all’Ospedale della Carità a causa di una meningite tubercolotica, circondato dagli amici più stretti e da Jeanne,Modigliani morì all’alba del 24 gennaio del 1920. Venne celebrato un grande funerale, a cui parteciparono tutti i membri delle comunità artistiche di Montmartre e Montparnasse.

Amedeo Modigliani, "Jeanne Hébuterne seduta di profilo con vestito rosso", 1918, collezione privata.
Amedeo Modigliani, “Jeanne Hébuterne seduta di profilo con vestito rosso”, 1918, collezione privata.

Dopo pochi giorni, in una lettera alla famiglia, Zborowski scriverà:”… la sua compagna, poveretta, non gli è sopravvissuta: il giorno dopo la morte di lui, alle quattro del mattino si è gettata dalla finestra del quinto piano della casa dei propri genitori, uccidendosi sul colpo”.

Jeanne verrà seppellita al Bagneux, un cimitero di periferia, per volere della sua famiglia, che aveva sempre disprezzato la relazione della ragazza con Modigliani. Dovettero passare otto anni prima che Jeanne venisse traslata e seppellita, come avrebbe sicuramente voluto, nel cimitero di Père Lachaise, accanto al suo uomo e padre della sua unica figlia.

L’epitaffio inciso sulla sua lapide recita così: ” Devota compagna fino all’estremo sacrificio”.

 

Eleonora De Falco.

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